Affettività e sessualità


Come accompagnare i nostri figli adolescenti alla scoperta del pianeta affettività e sessualità?
Avvenire in questi mesi ha proposto una serie di buone prassi educative.
In cinque puntate il quotidiano ha dato spazio ai numerosi percorsi proposti dalle diocesi, come Mantova – con l’impegno ormai decennale dei coniugi Flavia e Claudio Amerini – e come Ragusa, dove grazie allo sforzo dei coniugi Delizia e Nicandro Prete è partito un nuovo percorso per padri e figli.
Ma ha raccontato anche di Treviso e di altre diocesi. E poi ha focalizzato le iniziative su vasta scala dei Salesiani e dei Focolari. Nel primo caso sono stati don Miguel Angel Garcia Morcuende e Antonella Sinagoga, autori del nuovo sussidio, Una pastorale giovanile che educa all’amore, a spiegarne i criteri. . Mentre per quanto riguarda i Focolari abbiamo dato spazio al progetto internazionale Up2Me, esperienza relazionale di reciprocità diffusa in 30 nazioni di 4 continenti. In precedenza (10 dicembre) aveva raccontato il progetto Teen Star i cui formatori vengono preparati all’Università Cattolica e Una storia unica (17 dicembre), ideato dallo psicologo e psicoterapeuta Saverio Sgroi.
Gli articoli si ritrovano tutti su http://www.avvenire.it nel canale famiglia/affettività

Giubileo 2025, tutte le modalità per ottenere l’indulgenza


Sono state pubblicate ieri le norme sulla concessione dell’indulgenza durante il Giubileo ordinario del 2025, per il quale Papa Francesco chiama tutti i cristiani a farsi pellegrini di speranza.
Firmato dal penitenziere maggiore cardinale Angelo De Donatis, il documento indica le modalità che concernono la concessione e l’uso delle indulgenze. Il fedele potrà ottenerla se intraprende un pio pellegrinaggio: verso qualsiasi luogo sacro giubilare, partecipando devotamente alla messa, alla celebrazione della Parola di Dio, alla liturgia delle ore, alla Via crucis, al rosario mariano, all’inno Akathistos, a una celebrazione penitenziale; a Roma ad almeno una delle quattro basiliche papali maggiori (San Pietro in Vaticano, del Santissimo Salvatore in Laterano, di Santa Maria Maggiore, di San Paolo fuori le Mura); in Terra Santa ad almeno una delle tre basiliche (del Santo Sepolcro in Gerusalemme, della Natività in Betlemme, dell’Annunciazione in Nazareth); in altre circoscrizioni ecclesiastiche alla cattedrale o altre chiese e luoghi sacri designati dall’ordinario del luogo.
Fonte: retesicomoro.it 

Papà!

Che cosa vuol dire essere padre? Che cosa vuol dire avere un “vero” padre per una figlia?
Se volete riflettere e commuovervi un po’ non perdete il film The quiet girl, in esclusiva su Rai Play.

Vita immaginaria


Da bambini e da giovani, essere soli e in ozio significava per noi costruire immediatamente luoghi immaginari, e vicende e storie, di cui eravamo i protagonisti.
Credo che ognuno di noi, da bambino, abbia chiamato questo fantasticare con un termine suo. Io lo chiamavo «parlare di notte». In verità non fantasticavo solo di notte ma anche di giorno. Penso però che la parola «notte» volesse per me indicare, del fantasticare, le qualità nascoste e notturne.
Da bambina, ospitavo nella fantasia intere popolazioni, brulicanti nelle mie ore di solitudine come un esercito di formiche.  Li chiamavo «i noi» perché usavano denominarsi così. Mi facevano arrabbiare, piangere, bisbigliare, discutere, ma soprattutto mi facevano ridere, assordandomi con i loro strilli. Per ragioni che non sapevo spiegarmi, la loro esistenza non doveva essere rivelata a nessuno.
Qualche volta, camminando per strada con mia madre, mi mettevo a fantasticare, come se fossi stata nella mia stanza da sola. I «noi» mi assordavano con le loro strillanti richieste, io gli rispondevo con segni, smorfie, bisbigli. Mia madre mi chiedeva perché facevo tutte quelle smorfie da scimmia. Sentivo allora una gran vergogna. Non c’era niente che mi piacesse come «parlare di notte», ma per strada, e in presenza di mia madre, avere i «noi» mi sembrava a un tratto una cosa che mi disonorava e umiliava.
Pensavo di essere la sola persona al mondo ad avere un segreto così strano, così ridicolo, così umiliante. Pensavo che probabilmente ero pazza.
Natalia Ginzburg, Vita immaginaria, Giulio Einaudi Editore, 

La fine è vicina?


Abbiamo l’impressione di trovarci ai margini di una storia che finisce, alla sensazione diffusa di abitare un’imminente fine.
Anche se l’oggi ci riserva fatti di cronaca non rassicuranti, è quello che molte volte le civiltà hanno vissuto nei cicli della storia; questa sensazione di fine invece ci rivela un mondo dentro di noi.
È nell’uomo contemporaneo un’apocalisse in atto. 
Il nichilismo che ha tanto avvelenato la nostra cultura ci ha convinti a divorziare da un’esperienza di senso significativa, condannandoci a vagare senza più uno scopo preciso. La vita umana, quando è scissa da un significato, regredisce. L’arte, la letteratura, la musica e la stessa religione sono alfabeti attraverso il quale noi tentiamo di balbettare la fiducia che esista un significato attorno a cui la vita si struttura. L’infelicità diffusa non dipende più dalle condizioni fuori di noi, anzi siamo diventati sempre più evoluti in termini tecnologici, ma abbiamo avuto una immensa regressione a livello umano.
La nostra malattia ha un nome: è la religione dell’individualismo. E nell’individualismo c’è l’idolatria dell’io che vuole salvarsi da solo, prescindendo da quella che è la sua struttura principale, cioè le relazioni.
Luigi Maria Epicoco, Il blog di Einaudi, 28 dicembre 2023

Accogliere un figlio (commento a Mc 1,14-20)


Come sarebbe bello se davvero ci convertissimo e credessimo al Vangelo?!
Anche accogliere un figlio sembra un’impresa titanica oggi come oggi e sembra sia indispensabile tanto coraggio, tante risorse. Forse è vero. O forse no.
Non basterebbe fare come Giovanni, consapevoli che dove non arriviamo noi, arriverà Gesù?
In fondo, si tratta “solo” di avere fede. È così difficile: fidarsi.
Oggi non ci fidiamo più di nessuno: facciamo fatica a farlo per le cose importanti e a volte non ce la facciamo neanche per cose piccole.
Quanto abbiamo da imparare da Simone e Andrea?!
È bastato che un perfetto sconosciuto dicesse loro «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini» e loro ci hanno creduto!
Voi cosa fareste se uno vi dicesse di seguirlo per diventare pescatori di uomini?
Cosa fareste se oggi stesso, uno vi dicesse: “… ci sono molti bambini che hanno bisogno di una famiglia. Seguitemi, vi farò diventare genitori”?
A “Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello” è bastato che li chiamasse, senza neanche che svelasse loro cosa volesse facessero. “E lo seguirono”.
Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni lo seguirono.
E voi? Lo seguireste? Vi fidereste?
Anzi: avete voglia di seguirlo? Volete fidarvi di lui?
In fondo, basta credere, credere nel fatto che dove non arriviamo noi, arriverà Gesù.
Cristina e Claudio Cafarelli, La pietra scartata, 19 gennaio 2024

Rassegnazione e immaginazione


In questi ultimi tempi circola un dogma che suona così: «Fino a oggi siete stati dei privilegiati: da adesso in avanti non c’è alternativa al peggioramento».
Peggioramento tipicamente dovuto a un futuro di guerre e di violenze dato per inevitabile (e a volte, sembrerebbe, quasi auspicato), o, in altra direzione, alle conseguenze apocalittiche dovute al riscaldamento del pianeta.
Di fronte a prospettive plumbee di questo genere, come non cedere, soprattutto se si è giovani, alla rassegnazione, o addirittura alla disperazione?
La depressione affligge milioni di persone, l’uso di psicofarmaci è diventato molto comune e, se interrogati in merito al futuro, la maggioranza dei cittadini europei e statunitensi risponde che negli anni a venire si aspetta di vivere peggio o, nelle migliori delle ipotesi, di restare nelle spesso tristi condizioni attuali. Non stupisce che in molti paesi i tassi di natalità siano da suicidio collettivo.
Così non è possibile continuare.
E il fattore da cui partire per provare a cambiare direzione è proprio l’immaginazione. Un fattore di per sé non sufficiente, si capisce, ma assolutamente necessario per dare linfa a un modo diverso di stare al mondo, un modo di vivere allenato a vedere nel mondo soprattutto delle possibilità.
Tuttavia, al contrario di quanto è stato fatto in questi ultimi quarant’anni, l’immaginazione va non solo rispettata, ma anche attivamente incoraggiata e nutrita, nella società in generale e in particolare nelle scuole e nelle università (N.d.R. e aggiungo io nelle nostre comunità cristiane).
JUAN CARLOS DE MARTIN, La Stampa, 18 Aprile 2024

 

Una relazione di “riserva”


La relazione di riserva – backburner relationship – è un sorta di un piano B, spesso nascosto da frasi come: “Godiamoci il momento”, “Vediamo come vanno le cose”, “Non facciamoci troppe domande”.
In tempi di fluidità è un comportamento diffuso, ma esisteva anche prima, solo che non aveva un nome. Siamo in coppia e flirtiamo con un ex o con qualcuno conosciuto da poco? Siamo single e ci teniamo aperte diverse possibilità? Le relazioni di riserva gratificano chi le pratica (richiedono meno attenzione, sono a basso costo emotivo, prive di ansia) ma ovviamente non chi le subisce.
Prima che il termine venisse creato e accettato, qua e là ne erano nati altri. Il più carino è paperclipping, letteralmente “fermare qualcosa con una graffetta”. Deriva dal Clippy di Microsoft Word che, fino al 2007, compariva sul foglio elettronico per fornirci consigli. Piace molto anche benching da bench, “panchina”, nel senso di “lasciare qualcuno in panchina”. Il bencher si guarda attorno, esce con altre persone e tiene aperte più opzioni sentimentali senza sceglierne nessuna.
Ho partecipato come osservatrice a un gruppo di sostegno per donne rimaste impigliate in una “relazione di riserva”. Le voci degli uomini che venivano fuori dai loro racconti erano tutte molto simili. Lui “aveva già una storia fissa ma era scontento”. Lui “aveva un lavoro così impegnativo che non gli consentiva legami”. Lui aveva “bisogno di vedere gente e fare nuove amicizie per non cadere in depressione”. Lui sapeva di essere incostante, ma “bisognava prenderlo così com’era”. Lui era il tipo “avventuroso che non fa programmi”. Il guaio è che poi alcuni di questi signori nel frattempo si erano sposati, erano diventati padri e si erano anche separati. Tenendo in caldo le “riserve” per anni.
Online si trovano orribili confessioni di backburner che spiegano come tenere sulla corda una ragazza, ignorarla per un po’, tornare da lei.
Ma cominciano esserci ragazze alfa capaci di usare lo stesso metodo. Effetti della parità?
Roselina Salemi, Specchio, 21 aprile 2024



Giovani e salute mentale


La generazione giovanile «ha sofferto più di altre le conseguenze psicologiche e sociali della pandemia e mostra ora diversi sintomi di un disagio esistenziale segnato da un futuro avvolto nell’incertezza e da un presente avaro di punti di riferimento». Sono parole del cardinale Matteo Zuppi nella sua prolusione ad apertura del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana in corso in questi giorni a Roma. La Chiesa si interroga sulla sofferenza dei giovani che, come ci dice la cronaca di questi giorni, ha molti e differenti modi di esprimersi.
La recente giornata sui disturbi alimentari ha fatto memoria dei moltissimi giovani che manifestano il loro disagio di fronte alla realtà con un gesto di alto valore simbolico: privandosi del cibo o ingoiandone troppo. Ed è straziante assistere all’autodistruzione di una vita, senza poter fare nulla per alleviare un dolore così grande e ingestibile da scegliere questo lento suicidio, sotto gli occhi impotenti di familiari e amici.
La salute mentale è sempre più precaria proprio tra i giovani, come ha evidenziato il convegno dell’Ufficio Cei per la Pastorale della salute sul tema nei giorni scorsi in Laterano. Qualcuno potrebbe obiettare che i giovani invece stanno benissimo, che pensano solo a star bene e a divertirsi, e vivono senza pensieri. Sono così tanti i pregiudizi sui giovani, che portano noi adulti a essere giudici spietati; proprio davanti ai nostri giudizi i giovani tanto più sono fragili tanto più tendono a mascherare quella sofferenza che pensano non possa essere capita. Spesso il modo spavaldo con cui si atteggiano serve a nascondere un dolore vissuto con pudore, nella solitudine e nella sfiducia di poter trovare qualche punto di riferimento significativo.
Paola Bignardi, Avvenire 20 marzo 2024
Vedi anche: GF115 Malattia mentale e famiglia

Disforia di genere

Dopo uno studio durato due anni, la settimana scorsa il governo inglese ha messo al bando i farmaci bloccanti della pubertà perché «non c’è garanzia sulla loro sicurezza». La vicenda inglese inizia con la decisione di affidare l’esame dei casi di sospetta disforia di genere a un centro nazionale unico, sotto controllo pubblico: la Clinica Tavistock di Londra. Nel 2022 la Commissione d’indagine presieduta dal pediatra Hilary Cass iniziò a esaminare i sempre più numerosi casi sospetti di una prescrizione sbrigativa dei farmaci bloccanti della pubertà.
I giudici inglesi hanno deciso di non entrare nel merito di «vantaggi o svantaggi» dei trattamenti adottati per curare la disforia di genere, ma hanno sottolineato che trattandosi di terapie «innovative e sperimentali» va presa in considerazione la possibilità che vengano somministrate previa «autorizzazione del tribunale».
In Italia, in anno fa sul tema è intervenuta la Società psicoanalitica italiana che scrisse al governo per esprimere «grande preoccupazione» e «forti perplessità» riguardo all’uso dei bloccanti della pubertà. «La diagnosi di “disforia di genere” in età prepuberale – fece notare la Spi – è basata sulle affermazioni dei soggetti interessati e non può essere oggetto di un’attenta valutazione finché lo sviluppo dell’identità sessuale è ancora in corso», mentre «solo una parte minoritaria dei ragazzi che dichiarano di non identificarsi con il loro sesso conferma questa posizione nell’adolescenza, dopo la pubertà».
Lunedì 25 marzo, ministero della Salute e ministero della Famiglia hanno annunciato un tavolo comune su questo tema.
Il tavolo che ha già incassato la promozione bi-partisan. «Finalmente prende il via un lavoro istruttorio sulla disforia di genere dei minori – commenta Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera -. Quando abbiamo appreso che tali linee sono inesistenti abbiamo chiesto con una risoluzione, insieme alla collega Marianna Madia, che vengano subito definite anche per risolvere la questione dell’utilizzo della triptorelina, il farmaco bloccante della pubertà: o esistono basi scientifiche collaudate per la sua somministrazione o non va usato».
Nadia Ferrigo, La Stampa, 26 marzo 2024