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Il sangue del Figlio


Giovedì sono andato a Santa Maria Novella (ormai museo, a pagamento), per vedere questa stupenda Trinità del Masaccio. Mi ha sempre colpito la tradizione popolare della crocifissione come evento trinitario, dove il Padre sta dietro la croce e sorregge Gesù. Ne ho parlato più volte in questi anni.
La teologia cercava di insegnare al popolo che era stato il Padre a volere la morte di Gesù in croce per redimere l’umanità col sangue del Figlio, ma la gente sentiva che non poteva essere vero, e che comunque ci doveva essere qualche anello mancante in quella teologia perfetta.
Ogni giorno i padri e le madri danno la loro vita per togliere ai figli e alle figlie le loro croci, per schiodargli dai patiboli sui quali finiscono o vengono messi. Lo sapevano per un istinto di vita, e lo sappiamo anche noi. E allora per proteggere Dio, per non pensarlo meno buono e padre di quanto non fossero loro, inventarono un’altra teologia popolare, e dipinsero un Padre che cerca di alleviare il dolore del figlio, e magari piange con lui. E gli artisti lo avevano intuito con il loro settimo senso.
Qualche teologo ha detto che se si togliesse la Trinità dai catechismi nessuno se ne accorgerebbe; forse la dimenticanza della Trinità dipende anche dall’averla raccontata come un teorema, o come qualcosa di disumano (un Padre che manda il Figlio unigenito in croce per salvare altri figli: teorema disumano, degno dei riti pagani).
La pietà popolare è anche stata allora un movimento sovversivo che ha cercato di umanizzare Dio; lo ha fatto in molti modi, non tutti buoni, ma qualche volta ha fatto capolavori.
Buona festa della Trinità.
Luigino Bruni
Vedi anche https://gruppifamiglia.wordpress.com/2024/05/25/la-teoria-della-soddisfazione/

Papà!

Che cosa vuol dire essere padre? Che cosa vuol dire avere un “vero” padre per una figlia?
Se volete riflettere e commuovervi un po’ non perdete il film The quiet girl, in esclusiva su Rai Play.

Il ruolo del padre


Papà è tornato a casa. Dopo decenni di «assenza inaccettabile», il padre ha finalmente fatto ritorno tra le mura domestiche, ha voglia di famiglia, di passare del buon tempo coi figli, e di lasciare loro qualcosa di più e di diverso da un’eredità di soli beni materiali. Che cosa?
È presto per dirlo, ma la semplice presenza di un padre, restituito alla famiglia dalla nuova dimensione che ha assunto la casa dopo l’esperienza della pandemia, dei lockdown e del lavoro da remoto che ne è seguito, è già di per sé sufficiente a mettere in moto un cambiamento capace di segnare un’epoca.
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Maschi e papà


Quando si diventa genitori cambia il modo di vedere il mondo e questo vale anche per i cantanti maschi. Ne sono la prova le canzoni che hanno scritto per i loro figli/e.

Avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle
storie fotografate dentro un album rilegato in pelle
tuoni di aerei supersonici che fanno alzar la testa
e il buio all’alba che si fa d’argento alla finestra
Claudio Baglioni, Avrai

E’ per te che sono verdi gli alberi
e rosa i fiocchi in maternità
è per te che il sole brucia a luglio
è per te tutta questa città…
è per te ogni cosa che see’è ninna naaaa ninna eeee…
Jovanotti, È per te

Figlio delle mie stagioni travagliate
Figlio mio
Fiore profumato, germogliato al sole
Dell’oblio
Con che puntualità sei qui
Come un miracolo, sei qui
Così ti accoglierò, così
Renato Zero, Figlio

Sarà difficile diventar grande
Prima che lo diventi anche tu
Tu che farai tutte quelle domande
Io fingerò di saperne di più
Elisa, A modo tuo
Scritta da Luciano Ligabue per la figlia

 

Film in TV da guardare


Woody Grant ha tanti anni, qualche debito e la certezza di aver vinto un milione di dollari alla lotteria. Ostinato a ritirare la vincita in un ufficio del Nebraska, Woody si avvia a piedi dalle strade del Montana. Fermato dalla polizia, viene ‘recuperato’ da David, figlio minore occupato in un negozio di elettrodomestici. Sensibile al desiderio paterno e dopo aver cercato senza successo di dissuaderlo, decide di accompagnarlo a Lincoln. Contro il parere della madre e del fratello Ross, David intraprende il viaggio col padre, assecondando i suoi capricci e tuffandosi nel suo passato. Nel percorso, interrotto da soste e intermezzi nella cittadina natale di Woody, David scoprirà i piccoli sogni del padre, le speranze svanite, gli amori mai dimenticati, i nemici mai battuti, che adesso chiedono il conto. Molte birre dopo arriveranno a destinazione più ‘ricchi’ di quando sono partiti.
Nebraska, su RAI5 domenica 24 marzo 2019 alle ore 23,05

La festa del papà


Bariona non ha figli, per non pagare più le tasse ai romani ha fatto giurare ai suoi compaesani di non aver più figli, proprio quando sua moglie gli ha annunciato di attendere il loro primo figlio, tanto desiderato.
Si trova così diviso tra il desiderio di rivalsa verso i romani e il desiderio di paternità. Ma, ecco, i pastori annunciano la nascita del Messia e Bariona, per evitare che i suoi si facciano troppe illusioni su di Lui, decide di ucciderlo.
Arrivato a Betlemme incontra, senza saperlo, un angelo, che gli chiede se ha figli e, di fronte alla sua risposta negativa, gli dice:
“Vi compiango. Non avrete mai lo sguardo, quello sguardo luminoso e un po’ comico, dell’uomo che si tiene indietro, tutto impacciato dal suo grande corpo e che rimpiange di non aver sofferto le sofferenze del parto per il suo figlio” e conclude: “Non uccidete questo bambino, pensate allo sguardo di Giuseppe”.
Bariona allora scosta un poco la porta dietro al quale c’è la Santa Famiglia e vede la lampada che fuma, le ombre che salgono fino al soffitto, come grandi idee mobili. La donna gli volta la schiena e lui non vede il bambino: è sulle sue braccia. Ma vede l’uomo. “E’ vero: come la guarda! Con quali occhi! Che cosa può avere dietro quei due occhi chiari, chiari come due lampade profonde in questo viso dolce e segnato? Quale speranza? E quali nuvole di orrore salirebbero dal fondo di se stesso e verrebbero ad oscurare quelle due macchie chiare del cielo se mi vedesse strangolare il suo bambino. Bene, questo bambino, non l’ho visto, ma so già che non lo toccherò. Per trovare il coraggio di spegnere questa giovane vita tra le mie dita, non avrei dovuto scorgerlo da prima in fondo agli occhi di suo padre. Andiamo, sono vinto”.
Liberamente tratto da: Jean-Paul Sartre, Bariona o il figlio del tuono, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2003.

Il rimpianto del padre

Il rimpianto di non “essere” stato padre, il rimpianto di non aver “avuto” un padre: questi due temi si intrecciano in un film d’autore in cui si aggiunge il desiderio di mettere “radici” e di vivere il tempo che rimane, poiché di quello passato (trent’anni) non ci si è resi conto che stava passando.
Se i capita, guardate il film: Non bussare alla mia porta

 

La rivincita del padre

rise

L’importanza del rapporto del figlio con la madre dal concepimento e nei primi anni dopo la nascita è fondamentale per il suo buon equilibrio successivo.
Si tratta di una relazione di carattere fusionale, istitutiva di forti dipendenze nel figlio e nella stessa madre ma decisiva per il benessere del piccolo.
Perché il figlio “nasca” però, anche come soggetto autonomo, è necessario che il padre entri affettuosamente nella diade madre-figlio, portandovi  il “dono della libertà al figlio”.
Vale a dire una proposta  di emancipazione per entrambi, attraverso specifiche pratiche e iniziative. Ciò richiede nel padre, ad esempio, una grande attenzione nello scorgere e valorizzare nel figlio tutti quegli interessi e vocazioni personali che egli normalmente esprime già dalla prima infanzia, ma che non vengono spesso colte né dalla madre, troppo preoccupata a soddisfarne i bisogni per raccoglierne le spinte emancipanti.
Claudio Risé, Zenit 5 dicembre 2016
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Fidarsi

Un funambolo viveva facendo acrobazie, senza alcuna rete di  salvataggio, su una fune che tendeva ad altezza vertiginosa. Una volta tese la sua fune sulla piazza del mercato di una piccola città e poi invitò con un altoparlante la gente a vedere la sua abilità. Si radunò una gran folla. L’acrobata percorse la corda, dapprima lentamente, poi di corsa, poi come se danzasse. La gente applaudiva entusiasta. L’uomo portò sulla corda una sedia, nonostante appoggiasse soltanto con due gambe, si sedette tranquillamente su di essa e aprì il giornale fingendo di leggere. Dondolò pericolosamente in avanti e indietro, strappando urla di spavento agli spettatori. Ma sempre sorridendo, l’acrobata  riprendeva l’equilibrio sul sottile filo d’acciaio. A un certo punto, l’equilibrista mostrò agli spettatori una bicicletta e con il megafono si rivolse loro, ormai numerosissimi. “Percorrerò la corda avanti e    indietro in sella a questa bicicletta. Pensate che possa farcela?”.
“Ma certo!”, gridarono tutti, convinti. L’equilibrista sorrise: “Allora, se avete tanta fiducia nella mia abilità, uno di voi venga con me, lo porterò sulla mia bicicletta a fare un giro sulla corda”. Sulla piazza scese un profondo silenzio. Nessuno aveva tanto coraggio. Improvvisamente si fece avanti un ragazzo. “Vengo io sulla bicicletta!”, gridò. L’equilibrista gli indicò la scaletta per salire fino all’altezza della fune. Lo fece sedere sul tubo della bicicletta e cominciò tranquillamente a pedalare sul cavo d’acciaio in perfetto  equilibrio, mentre la folla tratteneva il fiato.
Percorse la fune due volte. Alla fine scoppiò un applauso entusiasta. Quando il ragazzino scese a terra, uno gli domandò: “Non avevi    proprio paura, lassù?”. Il ragazzo sorrise: “Neanche un po’. Quell’uomo è mio padre!”.
Bruno Ferrero