Per Bonhoeffer la stupidità è «un nemico più pericoloso della malvagità» perché, mentre contro il male è possibile protestare e opporsi con la forza, contro di essa non si hanno difese, le motivazioni non servono a niente, dato che lo stupido è tale esattamente perché si rifiuta a priori di prendere in considerazione argomenti che contraddicono le sue convinzioni.
Lo stupido, a differenza del malvagio, è soddisfatto di sé. Tentare di persuaderlo con argomentazioni è insensato, può essere anche pericoloso. Da qui un’acquisizione essenziale: la stupidità riguarda «non l’intelletto, ma l’umanità di una persona». Ci sono uomini molto dotati intellettualmente che sono stupidi e altri intellettualmente inferiori che non lo sono affatto…
Sempre secondo Bonhoeffer, la stupidità è un problema anzitutto politico: a suo avviso infatti «qualsiasi ostentazione esteriore di potenza, politica o religiosa che sia» (oggi io tolgo religiosa e aggiungo tecnico-scientifica) «provoca l’istupidimento di una gran parte degli uomini».
Intravedeva una specie di legge socio-psicologica: «La potenza dell’uno richiede la stupidità degli altri». E ancora: «Sotto la schiacciante impressione prodotta dall’ostentazione di potenza, l’uomo viene derubato della sua indipendenza interiore e rinuncia così, più o meno consapevolmente, ad assumere un atteggiamento personale davanti alle situazioni».
Vito Mancuso, La Stampa, 22 maggio 2023
Categorie
-
Articoli recenti
Archivi
Meta
Seguiteci anche su Facebook