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Trans e felicità


Sono la mamma di una ragazzina che si definisce trans.
La osservo e mi sembra che sia entrata a far parte di un nuovo club, la cui divisa prevede vestiti XL, per lo più neri, scarpe da ginnastica di 2 numeri più grandi e corpetti contenitivi che a mala pena permettono di respirare.
Alcune delle nostre figlie – ma succede anche ai ragazzi –, a un certo punto, sono state indotte a pensare che le loro difficoltà, le loro tristezze, le loro stranezze, o semplicemente il loro disagio per l’arrivo dell’adolescenza fossero chiari segnali del loro essere trans. Da quando si sono tagliate i capelli e si fanno chiamare dagli amici con un nome maschile credono davvero di essere maschi. Ma cosa succede se la realtà invece di farti da specchio, si adatta alla tua fantasia e alle tue illusioni? Ci cadi dentro, senza rete di sicurezza.
Ho paura che quando saranno passate la luna di miele e l’”euforia di genere”, quando i dubbi, i dolori e l’infelicità faranno capolino, la comunità che ha fatto il tifo per la sua transizione la butterà via come una ciambella senza buco. La comunità trans la scomunicherà, i medici che l’hanno operata non l’assisteranno, per non fare i conti con il proprio fallimento e la propria coscienza.
Ho paura che allora le rimarrò praticamente solo io, la sua mamma. E naturalmente ho paura che non le basterà.
Tratto da: https://www.generazioned.org/di-cosa-ho-paura/

La famiglia mediattiva

Lassista, restrittiva, permissiva, luddista, affettiva e mediattiva.
Sono sei i modelli di famiglia (rispetto ai consumi mediali dei figli) evidenziati nel capitolo del Rapporto Cisf 2017 «Media digitali e social, educazione e famigli», curato da Pier Cesare Rivoltella – direttore del Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica.
Ben quattro tipi di famiglia, pur con comportamenti opposti sono considerati a basso impatto educativo.
«Le Famiglie lassiste e quelle permissive rinunciano a mediare il rapporto dei figli con le tecnologie digitali, mentre la famiglia luddista risolve la mediazione nella scelta estrema di espellere i media dall’universo familiare (in questo modo pensando di non dover più esercitare alcuna mediazione).
La famiglia restrittiva ha un livello alto di controllo (i genitori leggono le email ricevute dal figlio, lo costringono a navigare in casa, verificano i siti che ha visitato) ma un basso livello di educazione.
La Famiglia affettiva invece incoraggia i figli ad usare i media digitali e condivide con gli stessi il consumo, ma non fornisce loro strumenti per diventare fruitori critici».
L’unica che sembra centrare gli obiettivi educativi in maniera efficace è la «famiglia mediattiva». Come?
Avvenire, 14 dicembre 2017
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Divorzio, avvocati e figli


Avvocata Boscagli, è vero che spesso anche gli avvocati non aiutano i loro clienti a intraprendere una via pacifica alla separazione e al divorzio?

Purtroppo si. Un buon avvocato dovrebbe contenere con convinzione, investendo tempo prezioso per spiegare le conseguenze di un conflitto. Spesso le conseguenze dannose per i figli non sono evidenti nell’immediato e questo induce a ritenere che non vi sia danno, ma non è così.
Ecco, il danno. Cosa ha capito dalla sua esperienza?
Il danno non è la separazione in sé, quanto piuttosto il disprezzo che i genitori manifestano l’uno nei confronti dell’altro, esponendo tutto il loro privato e, quel che è peggio, cercando di portare il figlio dal la propria parte, anche con piccoli regali, con promesse di libertà, con consensi ad oltranza, con una serie di indulgenze, oppure sottolineando costantemente di non condividere il parere dell’altro genitore, che viene più o meno evidentemente denigrato, Ecco, li arriva la disgregazione di tutte le regole di una buona crescita.
Quali sono le conseguenze più gravi quando il divorzio diventa una guerra?
Il rischio minore è già una tragedia. Significa non fare il bene dei figli ma dare priorità ai propri interessi. Per bambini e ragazzi crescere in questo clima è devastante, anche per la serenità dei rapporti sentimentali che costruiranno nel futuro. L’incapacità di trovare un terreno comune in cui discutere civilmente spesso comporta inoltre che il giudice decida per percorsi, spesso pesanti, di vigilanza degli assistenti sociali. E questi non avendo spesso mezzi e tempo adeguato alle reali esigenze a disposizione, rischiano anche di peggiorare il disagio del minori. La più tremenda delle conseguenze è quella che induce il giudice che non ha ottenuto il contenimento del conflitto genitoriale né con inviti, né con ammonimenti a disporre l’affido dei figli ai servizi sociali o a terze famiglie.
E’ vero che accade sempre più spesso?
Purtroppo si, anche se dovrebbe essere l’extrema ratio. Questo è il vero fallimento della famiglia, la vera distruzione della crescita e formazione dei figli. Altro che il loro interesse!
Intervista a cura di Maria Corbi, Specchio de La Stampa, domenica 2 ottobre 2022

Saper divorziare

State per separarvi? Evitate i consiglieri e i simpatizzanti fanatici che fanno il tifo, e che vi incitano a distruggervi a vicenda. Evitate di fare come Totti e Ilary Blasi.
Eppure, quella vicenda ha salvato una coppia che si stava separando. Due giovani comuni, che sembravano felici, finché lei non scopre che lui aveva un’amante prima del matrimonio e anche dopo: in pratica per cinque anni è stato bigamo. Le ha sempre mentito. Fuoco e fulmini, lei minaccia, ti rovino, ti sputtano sui social (avevano i loro sei o settecento followers), entrambi si sono messi alla ricerca dell’avvocato più cattivo del West… poi scoppia il caso Totti- Blasi, e anche loro assistono al teatro penoso delle pubbliche accuse. La giovane coppia si calma d’incanto. Nel loro piccolo si specchiano in quella triste vicenda, e decidono di procedere civilmente, per rispetto di se stessi e dei figli. Il divorzio è in sé una dolorosa ottima cosa.
Che fare? Usare ogni riguardo alla parte lesa, i figli. Capire dove può arrivare la comprensione di un bambino, accompagnarlo con tutta la dolcezza possibile nella nuova strada. Avere intelletto d’amore. Se c’è.
Barbara Alberti, Specchio de La Stampa, domenica 2 ottobre 2022

Meno figli, più cani e gatti


Non basta mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri. «Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti» (Lett. ap. Patris corde).
Penso in modo particolare a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione, che è un atteggiamento così generoso e bello. San Giuseppe ci mostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego.
Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo.
Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il «rischio» dell’accoglienza. E oggi, anche, con l’orfanezza, c’è un certo egoismo.
Tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri, ma hanno due cani, due gatti …
Eh sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Sì, fa ridere, capisco, ma è la realtà.
E questo rinnegare la paternità e la maternità ci sminuisce, ci toglie umanità.
Papa Francesco, 5 gennaio 2022

Un augurio per il 2022


In questo nuovo anno, “San Giuseppe ispiri in tutte le famiglie il coraggio creativo, tanto necessario in questo cambiamento di epoca che stiamo vivendo, e la Madonna accompagni nella vostra vita coniugale la gestazione della cultura dell’incontro, così urgente per superare le avversità e i contrasti che oscurano il nostro tempo.
Le tante sfide non possono rubare la gioia di quanti sanno che stanno camminando con il Signore. Vivete intensamente la vostra vocazione.
Non lasciate che la tristezza trasformi i vostri volti. Il vostro coniuge ha bisogno del vostro sorriso. I vostri figli hanno bisogno dei vostri sguardi che li incoraggino. I pastori e le altre famiglie hanno bisogno della vostra presenza e della vostra gioia: la gioia che viene dal Signore!”.
Dalla lettera del santo padre Francesco agli sposi in occasione dell’anno “Famiglia Amoris Laetitia”

La politica dei figli della luce


Qual è la politica dei figli della luce? I figli della luce fanno politica, perché si prendono cura della città. La loro politica si può chiamare la politica della speranza. La politica della speranza è animata dalla fiducia. Anche in mezzo ai problemi, anche nel groviglio della complessità, anche nell’animosità del dibattito i figli della luce si ricordano della parola di Gesù: quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. Chi si prende cura del bene della città ha talora troppe ragioni per lasciarsi cadere le braccia. La tenacia non viene da un temperamento ostinato o da una ambizione caparbia. È necessaria una fonte inesauribile di fiducia.
La politica della speranza è frutto della luce e cioè pratica lo stile della bontà, della giustizia, della verità. Non si tratta di buoni sentimenti e di ingenue fantasie.
Si tratta della verità: la manipolazione delle parole per conquistarsi il consenso è l’opera delle tenebre. Non partecipate alle opere delle tenebre. L’accondiscendenza alle opinioni di moda è l’opera delle tenebre, se le opinioni sono contro la verità dell’uomo, della donna, dei popoli, delle religioni, dei poveri. Non partecipate alle opere delle tenebre.
Si tratta della giustizia. Non pagare in modo onesto chi lavora onestamente è l’opera delle tenebre. Non partecipate alle opere delle tenebre. Applicare una strategia industriale che cerca il profitto a ogni costo, anche a costo di cancellare posti di lavoro con nessuna altra ragione che quella di massimizzare il profitto è l’opera delle tenebre. Non partecipate alle opere delle tenebre.
Si tratta della bontà. Essere cattivi con le persone con cui si vive, coltivare sentimenti di vendetta, di risentimento senza perdono, di prepotenza, di disprezzo è opera delle tenebre. Non partecipate alle opere delle tenebre.
+ Mario Delpini, vescovo di Milano

Famiglie e pandemia


C’è un’immagine che ho colto di una sera tornando a casa dal lavoro che per me è stata una vera lezione, in presenza e a distanza al tempo stesso. Sono e le 19, non è orario di scuola e trovo all’ingresso, in corridoio, il tavolino con la figlia più piccola con fogli e penne da vanti al computer… Le altre stanze sono chiuse, lei ha le cuffie e appare tutta concentrata.
Si volta per un attimo, mi fa segno di fare silenzio e dice “sto facendo lezione”. Cerco di capire, entro in una camera e uno dei fratelli mi guarda indispettito: “silenzio sto spiegando”. Tutto si fa più chiaro: giocano al gioco più vecchio del mondo, giocano alla scuola, ma lo fanno su zoom tra loro… una vera video lezione. Torno nell’ingresso e vedo lo sguardo felice della piccola che non resiste, abbassa le cuffie e spiega “anche io oggi ho scuola”.
Sapevano i fratelli che la più piccola non aveva mai lezione come loro, sapevano che si sentiva esclusa e l’hanno messa in Dad… con la connessione che va e che viene, il pc scarico di fine (o inizio) giornata (tanto da noi è sempre lo stesso) con il sottofondo che confonde…
Tratto da: Costruire in due, n.2 2021

Le cattive ragazze non fanno figli


Ritanna Armeni ha spiegato recentemente, in un articolo su Il foglio, perché le “cattive ragazze” di oggi non fanno figli: perché non li vogliono. Questa è la verità, anche se alle domande dei sondaggisti spesso si risponde con  luoghi comuni ritenuti più accettabili delle proprie motivazioni profonde, e quindi si dà la colpa al lavoro precario, alla mancanza di soldi, di case, di sicurezza economica. “Le ragazze che incontro non sono esseri umani piegati dalle difficoltà del vivere, costrette a sacrificare la natura materna alla legge di un mondo crudele” scrive la Armeni; “rifiutano ogni ipocrisia affermando che un figlio le metterebbe in una sorta di custodia cautelare e loro non hanno nessuna voglia di rinunciare ai loro progetti, alla loro libertà.” Nella nostra generazione (la mia e quella della Armeni), le donne si sono adattate ad “essere multitasking, a lottare su più fronti: l’azienda, i bambini, le relazioni familiari.” Ma le figlie, le giovani donne di oggi, “le hanno viste affaticarsi in un lavoro spesso non interessante (perché per far carriera occorrono tempi maschili) e il carrello della spesa, divise tra le ambizioni e la famiglia, hanno assistito al ridimensionamento dei desideri e allo sgretolamento dei sogni…” , e hanno scelto diversamente. Vogliono intera la libertà che ogni maschio ha senza fatica fin dalla nascita, non sono disposte alla rinuncia. Sono egoiste? No, finché il mondo intorno a loro è interamente plasmato su un modello individualista di felicità e realizzazione personale, sull’inseguimento infinito del desiderio. No, finché il sacrificio e la capacità oblativa si chiede solo alle madri, senza nessun compenso, nessuna gratificazione sociale, nessun riconoscimento o aiuto. Su come si possa fermare il calo demografico, su come premiare e valorizzare la maternità, torneremo a parlare (è un discorso complesso, ma davvero urgente). Però è un sollievo  finalmente leggere parole oneste e vere sul crollo della natalità, dopo tanti anni in cui si affermava che il problema era solo economico, solo di case, lavoro, sussidi. Il problema invece è culturale, e non è delle donne, ma di tutto il nostro mondo occidentale. Se non lo capiamo in fretta, il declino demografico e di civiltà sarà inevitabile.
Eugenia Roccella

“SEPARAZIONE?… PARLIAMONE”


Il Centro Relazioni e Famiglie della Città di Torino, in collaborazione con la Rete dei Consultori Familiari del Privato Sociale, propone due incontri gratuiti online sul tema della separazione.
Un dialogo sulle problematiche ricorrenti in materia di separazione e divorzio, con particolare attenzione alle criticità emerse nel corso della pandemia da Covid-19, ed un approfondimento delle opportunità di sostegno che la Città offre alle persone ed alle famiglie durante la trasformazione che segue l’evento separativo.
Mercoledì 5 maggio 2021
ore 18.00 – 19.30
SEPARAZIONE E DIVORZIO, COPPIE CONIUGATE E CONVIVENTI, IN BILICO TRA DUBBI E LEGGI
Mercoledì 12 maggio 2021
ore 18.00 – 19.30
TRASFORMAZIONE DEI LEGAMI FAMILIARI DOPO LA SEPARAZIONE: RICADUTA SUI FIGLI E SULLE SINGOLE PERSONE ADULTE; LA MEDIAZIONE FAMILIARE NELLA GESTIONE DEL CONFLITTO SEPARATIVO
Iscrizione agli incontri, fino ad esaurimento posti entro il 3 maggio (per l’incontro del 5)
entro il 10 maggio (per l’incontro del 12) all’indirizzo e-mail: seminario@puntofamilia.it
Per rendere più vivace l’incontro e rispondere ai bisogni della cittadinanza, allo stesso indirizzo e-mail, si raccolgono eventuali domande.
Alle persone iscritte sarà inviato il link per accedere alla piattaforma Zoom.