
Il prossimo numero della rivista avrà come tema “Costruire la pace”.
Sarebbe bello se, su un argomento così delicato e di attualità, riusciste a fornirci una vostra breve testimonianza.
Per aiutarvi abbiamo individuato due “semplici” domande a cui vi invitiamo a rispondere entro il 15 settembre.
1. Nei rapporti di coppia e di famiglia conta di più la pace o l’amore? Perché?
2. Nell’educazione di figli/nipoti quale spazio diamo all’educazione alla pace? Quali strumenti usiamo?
In più, per chi copre l’ufficio di insegnante:
3. Come insegnare (p.e.) la storia in un’ottica di pace quando il dato assolutamente emergente è costituito dalle guerre e dalla loro influenza determinante sulla vita dei popoli?
Senz’altro, soprattutto alla prima domanda, d’istinto avete risposto che quello che conta di più è l’amore. Ed è verissimo, perché siamo portati a definire la pace come assenza di guerra. Ma una coppia che non si fa guerra ma non coltiva l’amore reciproco è una coppia ben modesta.
Cosa intende il Vangelo quando usa la parola shalom, pace?
Intende: “il benessere totale, l’armonia del gruppo umano e del singolo con Dio, con il mondo materiale, con gli altri gruppi e individui e con se stesso, nell’abbondanza e nella certezza della salute, della ricchezza, della tranquillità, dell’onore umano, della benedizione divina o, in una parola, della vita”.
Una pace così intesa è soprattutto un auspicio, ma corrisponde alla promessa di Gesù: “vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo io la do a voi” (Gv 14,27).
Allora: conta di più la pace o l’amore?
Noris e Franco formazionefamiglia@libero.it
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