Giovani e salute mentale


La generazione giovanile «ha sofferto più di altre le conseguenze psicologiche e sociali della pandemia e mostra ora diversi sintomi di un disagio esistenziale segnato da un futuro avvolto nell’incertezza e da un presente avaro di punti di riferimento». Sono parole del cardinale Matteo Zuppi nella sua prolusione ad apertura del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana in corso in questi giorni a Roma. La Chiesa si interroga sulla sofferenza dei giovani che, come ci dice la cronaca di questi giorni, ha molti e differenti modi di esprimersi.
La recente giornata sui disturbi alimentari ha fatto memoria dei moltissimi giovani che manifestano il loro disagio di fronte alla realtà con un gesto di alto valore simbolico: privandosi del cibo o ingoiandone troppo. Ed è straziante assistere all’autodistruzione di una vita, senza poter fare nulla per alleviare un dolore così grande e ingestibile da scegliere questo lento suicidio, sotto gli occhi impotenti di familiari e amici.
La salute mentale è sempre più precaria proprio tra i giovani, come ha evidenziato il convegno dell’Ufficio Cei per la Pastorale della salute sul tema nei giorni scorsi in Laterano. Qualcuno potrebbe obiettare che i giovani invece stanno benissimo, che pensano solo a star bene e a divertirsi, e vivono senza pensieri. Sono così tanti i pregiudizi sui giovani, che portano noi adulti a essere giudici spietati; proprio davanti ai nostri giudizi i giovani tanto più sono fragili tanto più tendono a mascherare quella sofferenza che pensano non possa essere capita. Spesso il modo spavaldo con cui si atteggiano serve a nascondere un dolore vissuto con pudore, nella solitudine e nella sfiducia di poter trovare qualche punto di riferimento significativo.
Paola Bignardi, Avvenire 20 marzo 2024
Vedi anche: GF115 Malattia mentale e famiglia

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