Disforia di genere

Dopo uno studio durato due anni, la settimana scorsa il governo inglese ha messo al bando i farmaci bloccanti della pubertà perché «non c’è garanzia sulla loro sicurezza». La vicenda inglese inizia con la decisione di affidare l’esame dei casi di sospetta disforia di genere a un centro nazionale unico, sotto controllo pubblico: la Clinica Tavistock di Londra. Nel 2022 la Commissione d’indagine presieduta dal pediatra Hilary Cass iniziò a esaminare i sempre più numerosi casi sospetti di una prescrizione sbrigativa dei farmaci bloccanti della pubertà.
I giudici inglesi hanno deciso di non entrare nel merito di «vantaggi o svantaggi» dei trattamenti adottati per curare la disforia di genere, ma hanno sottolineato che trattandosi di terapie «innovative e sperimentali» va presa in considerazione la possibilità che vengano somministrate previa «autorizzazione del tribunale».
In Italia, in anno fa sul tema è intervenuta la Società psicoanalitica italiana che scrisse al governo per esprimere «grande preoccupazione» e «forti perplessità» riguardo all’uso dei bloccanti della pubertà. «La diagnosi di “disforia di genere” in età prepuberale – fece notare la Spi – è basata sulle affermazioni dei soggetti interessati e non può essere oggetto di un’attenta valutazione finché lo sviluppo dell’identità sessuale è ancora in corso», mentre «solo una parte minoritaria dei ragazzi che dichiarano di non identificarsi con il loro sesso conferma questa posizione nell’adolescenza, dopo la pubertà».
Lunedì 25 marzo, ministero della Salute e ministero della Famiglia hanno annunciato un tavolo comune su questo tema.
Il tavolo che ha già incassato la promozione bi-partisan. «Finalmente prende il via un lavoro istruttorio sulla disforia di genere dei minori – commenta Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera -. Quando abbiamo appreso che tali linee sono inesistenti abbiamo chiesto con una risoluzione, insieme alla collega Marianna Madia, che vengano subito definite anche per risolvere la questione dell’utilizzo della triptorelina, il farmaco bloccante della pubertà: o esistono basi scientifiche collaudate per la sua somministrazione o non va usato».
Nadia Ferrigo, La Stampa, 26 marzo 2024

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