La Chiesa, con Bergoglio, sembra voler superare la stagione delle norme fisse valide per tutti, promuovendo un’applicazione «personalizzata» della dottrina e introducendo quella valutazione «caso per caso» in cui può concretizzarsi il suo essere più una «madre» prossima al vissuto dei credenti che un’agenzia amministrativa e burocratica.
Ma nel documento finale del Sinodo il principio del discernimento ha una valenza ancora più ampia. Si tratta del riconoscimento che – anche se la dottrina è una e anche se l’unità è una risorsa della Chiesa – spetta a ogni chiesa locale (diocesi), nazionale e anche continentale riflettere a fondo su quali siano gli approcci pastorali più appropriati per far fronte alle sfide che interpellano in tema di famiglia (come in altri campi) le comunità cristiane…
Per le chiese del Sud del mondo hanno il bisogno di affermare il primato della famiglia cristiana tradizionale che è per loro fondamentale per far fronte alla miseria umana e materiale, al fenomeno dei bambini di strada, alla cultura della poligamia ecc. mentre altre sfide familiari di cui si parla molto nelle chiese dei Paesi più sviluppati sembrano non avere particolare riscontro.
Franco Garelli, La Stampa, 25 ottobre 2015-10-26
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