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Humanae vitae, 50 anni dopo

La difesa a oltranza dei metodi naturali dev’essere considerato criterio assoluto e intangibile per la regolazione delle nascite?
È vero che il presunto obbligo non discende né da principi scientifici concordemente accettati né da dichiarazioni magisteriali che hanno il sigillo dell’infallibilità e dell’immutabilità?
Sono domande che tornano con frequenza in questi giorni, in vista di un anniversario atteso e temuto, quello del cinquantenario dell’Humanae vitae, l’enciclica che, mentre apre al concetto di paternità e di maternità responsabile, vieta l’uso della contraccezione chimica e indica come unica prassi legittima per la regolazione delle nascite, i metodi naturali.
Luciano Moia, Avvenire 20 ottobre 2017
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Su questo tema Noi, famiglia & vita, supplemento mensile di Avvenire, dedica da novembre 2017 un articolo di approfondimento mentre continua la riflessione su Amoris laetitia.

 

Metodi naturali

Riprendo da un vecchio numero della rivista Gruppi Famiglia questa testimonianza: “Da fidanzati eravamo sospettosi e diffidenti, soprattutto sull’argomento della contraccezione: pazienza la castità prima del matrimonio, ma almeno dopo, che nessuno mettesse il naso nella nostra camera da letto!
Abbiamo imparato il metodo Billings solo per curiosità e grazie alla pazienza di una nostra cara amica, che lo insegna in consultorio; abbiamo iniziato ad usarlo quasi per scommessa, per dimostrare che non avrebbe funzionato…Dopo vent’anni di matrimonio possiamo garantire che il metodo funziona benissimo sul piano tecnico e, incredibile a dirsi, l’alternanza di giorno fecondi e infecondi ci ha regalato un corteggiamento reciproco perenne, un ritmo naturale di attesa e appagamento che ancora oggi ci coinvolge e ci salva dalla routine e dalla noia”.
Se volete saperne qualcosa di più,  se volete imparare come usare i metodi naturali, cliccate qui e poi cercate, sulla home page, gli insegnanti in Italia.

 

Metodi naturali e infertilità

II vertiginoso aumento dell’infertilità di coppia rilancia la necessità di conoscere i ritmi del corpo. E rende indispensabile approfondire la via etica alla natalità sostenuta da Paolo VI nella Humanae vitae
La medicalizzazione della procreazione e i pretesi nuovi diritti procreativi, dal diritto a non avere figli al diritto al figlio, producono spesso nuove e profonde sofferenze personali e sociali.
I coniugi John e Evelyn Billings raccolsero l’appello rivolto da Paolo VI agli uomini di scienza nell’enciclica Humanae vitae (n.24), affinché offrissero «una base sufficientemente sicura a una regolazione delle nascite fondata sull’osservanza dei ritmi naturali»: missione difficile, soprattutto per l’humus culturale fortemente avverso.
Eppure, questo lavoro, anche se poco valorizzato, ha consentito di diffondere una conoscenza preziosa per il mondo scientifico e per la vita di numerose coppie, rappresentando un valido supporto nella ricerca di una gravidanza da parte di coppie – sempre più numerose – con difficoltà a concepire.
Inoltre rappresenta un argine culturale, educativo, etico e psicosociale alle delicate questioni che coinvolgono la sessualità, la famiglia e la vita, tra le quali la “decostruzione” della struttura sessuata dell’essere maschile e femminile prodotta dall’ideologia del gender, l’oscuramento dei diritti del concepito conseguente all’aborto e alla procreazione eterologa (che oltre a negare la vita a molti embrioni moltiplica le figure genitoriali dei “sopravvissuti”), e infine le soluzioni giurisprudenziali assunte come “scorciatoie” normative.
Angela Maria Cosentino, Avvenire 20 novembre 2014
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VERSO IL SINODO

La Conferenza episcopale svizzera ha reso pubblico nei giorni scorsi una prima sintesi del suo contributo in preparazione al Sinodo della famiglia. Ne riportiamo alcuni passaggi.
Divorziati risposati.
Si parte con la constatazione che dai questionari emerge “la testimonianza d’incomprensione e rifiuto verso la dottrina ufficiale che non autorizza ai divorziati risposati l’accesso ai sacramenti. La grande maggioranza dei cattolici (90%) attende, dunque, dalla Chiesa il riconoscimento e la benedizione delle loro coppie”. “La richiesta più volte formulata ai vescovi e alla Chiesa in Svizzera – si legge ancora nel comunicato – è quella di abolire la pratica giudicata discriminatoria e carente di carità cristiana verso i divorziati risposati”.
Contraccezione.
Le risposte alle questioni sui metodi contraccettivi rivelano “un disaccordo drammatico e conosciuto da molto tempo”: il divieto dei metodi artificiali di contraccezione è ben lontano dalla pratica e dalle idee della grande maggioranza dei cattolici. “La maggior parte dei cattolici – si legge nel comunicato – afferma di conoscere le posizioni della Chiesa sulla sessualità, la coppia, il matrimonio e la famiglia ma si mostra piuttosto scettica quando si domanda loro se aderiscono a queste posizioni. Le riserve espresse sulla dottrina della Chiesa sono nette”. Ma – aggiunge  l’Istituto svizzero di sociologia pastorale che ha diffuso la notizia – “non siamo che all’inizio della valutazione. Per un’analisi ulteriore dei risultati l’Istituto si baserà anche sulle domande di pastorale concreta”.
Tratto da SIR, 5 febbraio 2014
Vedi anche:  http://www.repubblica.it/esteri/2014/02/09/news/sinodo_famiglia_sondaggio_pastorale_promosso_da_papa_francesco-78076630/?ref=search