L’ambiguità della società moderna appare molto forte: mentre si moltiplicano i mezzi di comunicazione, i contatti, i luoghi virtuali di incontro, viviamo una progressiva incapacità all’ascolto che ci impedisce di essere presenti l’uno all’altro.
La capacità di ascoltare è qualcosa che si acquisisce nel tempo, è una capacità dell’adulto, che sa fare tacere il suo io per mettersi a disposizione di chi gli sta di fronte.
I bambini vengono educati all’ascolto quando vengono ascoltati seriamente, dando valore alle loro parole e facendo comprendere quanto il loro “dire” sia importante per noi e prezioso per imparare a conoscerli, ma imparano ad ascoltare anche quando li invitiamo a tacere magari per ascoltare un racconto.
Il racconto per i piccoli, ma anche per i grandi, è importante, non solo per quello che comunica ma anche per come lo comunica; non è un caso che la Bibbia sia un lungo racconto dell’umanità nel suo rapporto con Dio.
L’ascolto non è l’attenzione ai massimi sistemi, quanto piuttosto l’interesse vivo a ciò che ci capita, alla nostra vita, ai nostri pensieri, a tutto ciò che crea intimità e fonda, alle radici, i nostri rapporti familiari.
Spegnere la televisione, spegnere i cellulari, per esempio durante il pasto, rimanere soli con i nostri genitori, i nostri figli, nostro marito, nostra moglie, i nostri fratelli, permette di creare legami di consuetudine, linguaggio familiare, conoscenza profonda, fondamenta sulle quali si può costruire un amore sincero e il desiderio di “esserci” come dono l’uno per l’altro.
L’ascolto non è quindi passività di azione, ma scambio reciproco e, come scambio, può trasformare il conflitto in dialogo, le incomprensioni in momenti di confronto fecondo; questo è vero per i coniugi come anche per i genitori verso i figli e viceversa.
Se ciascuno poi nutre il proprio ascolto con la Parola di Dio, l’ascolto si fa preghiera e diventa momento di grazia per tutti.
Si può parlare allora di Chiesa domestica, di quel luogo dove tutti, i coniugi primariamente, realizzano la loro vocazione battesimale a vivere il sacerdozio, la profezia e la regalità.
Giorgio Campanini
Dalla rivista G.P. Dore Notizie, n.2 2012