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Adozioni e utero in affitto

Nell’ambito della polemica sull’utero in affitto, in un’intervista rilasciata a La Stampa l’ex senatore Pillon ha dichiarato: “Ogni anno ci sono 9 o 10 mila coppie che fanno domanda di adozione e le adozioni che vanno a buon fine sono intorno alle 2 mila. Ogni anno tutte queste coppie, vagliate dai servizi sociali, garantiscono stabilità, si mettono a disposizione, attraversano un mare di burocrazia. Dobbiamo ricordarci che la legge non stabilisce il diritto di avere un figlio, ma quello del bambino ad avere una famiglia” e ha concluso: “Siamo tra i tre Paesi che adottano di più al mondo. Andrebbe reso meno costoso l’iter per l’adozione che le coppie devono sopportare”.
Bene: fatelo! Perché tra le coppie che ricorrono all’utero in affitto il 70-80% sono eterosessuali!
Fonte: La Stampa, 20 marzo 2023

Meno figli, più cani e gatti


Non basta mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri. «Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti» (Lett. ap. Patris corde).
Penso in modo particolare a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione, che è un atteggiamento così generoso e bello. San Giuseppe ci mostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego.
Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo.
Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il «rischio» dell’accoglienza. E oggi, anche, con l’orfanezza, c’è un certo egoismo.
Tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri, ma hanno due cani, due gatti …
Eh sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Sì, fa ridere, capisco, ma è la realtà.
E questo rinnegare la paternità e la maternità ci sminuisce, ci toglie umanità.
Papa Francesco, 5 gennaio 2022

Adozioni: il sangue non è sempre un legame d’amore


Mi chiamo Jessica, ho 20 anni, e sono esattamente 13 anni che la mia vita è cambiata, in meglio. Sono nata a Bogotà, in Colombia, i miei genitori non li ricordo bene, per il semplice fatto che mi hanno messa presto in una casa famiglia. Sono ultima di 8 figli nati da due genitori instabili sia economicamente sia mentalmente, soprattutto mia madre.
All’età di 6 anni sono stata portata nella casa famiglia dove ho trascorso ben due anni della mia vita, è stato mio padre, che aveva perso il lavoro, a portarmici. È l’unico ricordo di cui ho una visione limpida: il rumore dei passi, il vento, le mie lacrime. Per la prima volta gridai con tutto il cuore, facendo sentire a tutti la mia voce, facendo sentire a tutti il mio dolore.
Mi trovavo bene in quella casa famiglia, ma sapevo che quella non era la mia casa. Il 2007 è stato l’anno del cambiamento, è successo tutto in un doposcuola. Quello divenne un giorno bellissimo: ci dissero che saremmo state adottate, io e mia sorella. A luglio 2007 eravamo a Roma, con quelli che già erano a tutti gli effetti i nostri nuovi genitori.
L’adozione non è un modo per riempire vuoti che ci sono all’interno delle coppie, l’adozione non è obbligo, non è qualcosa che si fa senza sentirlo al cento per cento, l’adozione è un vero e pieno gesto d’amore, è un modo per generare una famiglia, dandola a qualcuno che magari – come me – fino a quel momento l’ha solo sognata.
Capisco chi prova ad avere figli a ogni costo con la scienza, provandoci e riprovandoci. Ma io ho sperimentato che non esiste sangue o distanza che tengano, e che si può essere famiglia con persone geneticamente del tutto diverse eppure uguali e vicine per sentimenti e spirito. Ho imparato che il sangue non è sempre un legame d’amore.
Jessica Yuranny Cellini
Fonte: http://www.scienzaevita.org/wp-content/uploads/2020/01/26-M.-Tarquinio-Avvenire.pdf

#donati per l’adozione e l’affido


In occasione della campagna nazionale sull’adozione e l’affido familiare organizzato dal Forum Nazionale della Famiglie la nostra associazione vi propone un’agile sussidio sul tema.
Lo potere richiedere gratuitamente a formazionefamiglia@libero.it oppure lo potete scaricare all’indirizzo https://www.gruppifamiglia.it/Sussidi/Adozione_e_affidamento_ADA.pdf

Sempre solo dalla parte dei figli?

Vorremmo esprimere la nostra solidarietà alla donna che, restata incinta 29 anni fa, a 18 anni a seguito di una violenza, ha scelto di portare a termine la gravidanza e di non riconoscere la bimba che ha messo al mondo: contattata dal Tribunale per i minorenni dopo tanti anni su richiesta della sua nata, ha manifestato la sua volontà di non volerla incontrare avvalendosi di un diritto all’anonimato che lo Stato le aveva garantito per cento anni.
La settimana scorsa, nella trasmissione “Chi la visto”, questa ragazza ha rinnovato pubblicamente la sua richiesta, cui questa donna ha risposto chiedendo ancora una volta in una lettera anonima, rispetto per il suo dolore e la sua solitudine.
Chiediamo ai figli adottivi di comprendere ed accogliere una decisione che ha consentito loro di nascere e di crescere nella loro famiglia adottiva: il desiderio anche profondo, di conoscere chi li ha messi al mondo deve sapersi fermare di fronte a questa decisione e non deve andare a sconvolgere l’esistenza di queste donne e dei loro cari con cui hanno costruito, forse anche faticosamente, una vita serena insieme…
Associazione Nazionale famiglie Adottive e Affidatarie
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P.S. Il parto in anonimato evita l’aborto e permette alla donna di lasciarsi alle spalle una gravidanza indesiderata. Non c’è, infatti, in Italia nessun problema a trovare una famiglia adottiva.
Se le richieste di questi “figli” fossero accolte diminuirebbe drasticamente la scelta del parto in anonimato ed avremmo, come società, sulla coscienza un numero maggiore di aborti.
Scrivo questo a ragion veduta: per chi si occupa di difesa della vita questa è una questione seria.
Franco Rosada

Figli di cuore

Ha il cuore molto fragile, mia madre, ma non nei miei confronti, purtroppo però non sa che io comprendo quando lei stia male e viceversa… mi ha voluta a tutti i costi infatti, insieme a mio padre, hanno speso tanti soldi, tanta fatica e soprattutto tanto amore! Ogni volta che io le preparo un disegno, lei se lo conserva come se fosse un carissimo dono. Mia madre conserva anche i miei piccoli scarabocchi, perché per lei ogni cosa che io faccio è importantissima… sa ascoltarmi, comprendermi e perdonarmi, quando io soffro, pure lei soffre con me...
Da queste parole, le più belle e profonde che mi siano state dedicate da quando sono nata mamma, emerge in modo semplice e candido una grande, sacrosanta verità. Di cui avevo molto sentito parlare, senza averne ancora percepito la vera essenza. L’empatia che si crea tra genitori e figli a lungo desiderati e poi finalmente adottati, ad un certo punto del percorso di accettazione reciproca, riposa nella capacità di sentire, come fosse la propria, gli uni la sofferenza degli altri.
Francesca Sivo
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Tutti i bambini sono uguali?

aiBi
Il provvedimento sulle unioni civili, frutto dell’accordo faticosamente raggiunto nella maggioranza di governo, va nell’interesse solo di poche coppie di omosessuali conviventi: non più di 7.500. A tutte loro saranno garantiti diritti come la reversibilità della pensione, l’obbligo al mantenimento, l’assistenza morale e materiale, la possibilità di assumere il cognome di uno dei due partner. È questo il risultato “storico” a cui ha fatto riferimento Renzi. Un risultato raggiunto anche grazie alla grande mobilitazione mediatica a favore del disegno di legge.
Bene, ma quei 35mila minori che in Italia vivono fuori dalle loro famiglie di origine? Sono destinati a piombare nuovamente nel silenzio più assoluto. Insieme ai loro diritti. A loro, a ben guardare, non è garantito neppure il diritto all’identità. I riflettori sui diritti dei bambini si erano accesi solo a proposito della stepchild adoption, ovvero di quei 529 minori che vivono stabilmente con un genitore biologico e il suo partner omosessuale. Ma per loro, da oggi, non ci saranno più problemi. Anzi, in realtà non ce ne sono mai stati. Il Tribunale per i Minorenni potrà tranquillamente autorizzarne l’adozione da parte del partner del proprio genitore biologico.
Chi resterà davvero abbandonato ancora una volta sarà ognuno di quei 35mila minori fuori famiglia.
Fonte: Ai.Bi, 25 febbraio 2016
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Gender, famiglia e dintorni

Genitore 1 e 2: perché questa proposta così strana? Per evitare discriminazioni nei confronti delle coppie gay? Buffo.
Quando si contesta a queste persone la discutibilità del loro desiderio di adottare figli, perché ad un bimbo servono un papà e una mamma, la loro risposta è: “ma nella nostra coppia c’è uno che svolge un ruolo femminile e l’altro quello maschile”. Allora la soluzione non dovrebbe consistere in Genitore 1 e 2 ma nella possibilità di prevedere per madre un soggetto maschile (o per padre un soggetto femminile nel caso di coppie lesbiche).
La mia impressione è che dietro questo discorso vi sia ben altro.
Un altro esempio sul tema. C’è nel mondo cattolico una difficoltà a parlare espressamente di Gender, perché ci si trova divisi. C’è chi sostiene che vada applicata la categoria del “non giudizio”, e chi invece afferma che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. In altre parole, ci soffermiamo su questioni importanti ma che, a mio avviso, ci impediscono di avere uno sguardo più lungo.
Parecchi anni fa, sul tema DICO, don Nicolli, allora responsabile dell’Ufficio Famiglia CEI, ci diceva che gli omosessuali sono “usati”, sono solo un pretesto per altro.
“Usati” dall’ideologia del Gender: ogni individuo decide il suo orientamento sessuale e lo può modificare nel corso della vita perché  l’orientamento sessuale è solo un fattore culturale.
Dietro a questa ideologia vi sono una serie di ONG molto potenti e attive, in grado di condizionare, scavalcando i governi, un organismo internazionale come l’ONU e i suoi vari enti, come l’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità).
È proprio dall’OMS che è uscito recentemente un documento intitolato: “Standard per l’educazione sessuale in Europa” che ha suscitato parecchie reazioni in Italia (clicca qui).
Queste ONG sono guidate, finanziate e sostenute dal femminismo più radicale il cui scopo non è tanto la parità uomo – donna, ma l’eliminazione totale delle differenze sessuali, la neutralizzazione della sessualità.
Ciò trascina con sé argomenti come l’aborto, l’eutanasia, uteri in affitto, ma temo che in prospettiva apra anche a manipolazioni genetiche, clonazioni, uteri artificiali, ecc.
E poi una visione “mercantile” della vita  e delle relazioni: il figlio come diritto, a immagine e somiglianza del genitore, rapporti interpersonali basati sull’uso utilitaristico dell’altro, il piacere al posto dell’amore, ecc. Una visione di persona ben lontana dall’essere relazionale – in senso orizzontale e verticale – in cui come cristiani crediamo.
Non è affatto detto che tutto ciò si realizzi, ma l’impatto che queste idee possono avere sulle attuali e future generazioni è, a mio avviso, estremamente pericoloso.
Franco Rosada
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Adozione o inseminazione?

Le coppie “in carriera” fino ai 35-40 anni hanno altro da fare, di figli non se ne parla. Quando poi si decidono, sovente l’ora biologica sta per finire e il figlio non viene. E qui entra in ballo la scienza con le sue alchimine – dolorose e costose – per ottenere per vie traverse  – vedi fecondazione assistita – quello che a tempo debito era stato accuratamente evitato.
Se la scienza fallisce c’è ancora una via: adottare un figlio, ma questo figlio deve essere piccolo – sotto i tre anni – bianco o quasi bianco, che non abbia subito violenze, un “figlio” con tanto di “certificato di garanzia”.
Chi arriva a questa scelta ha un cammino doloroso alle spalle, un cammino che segna anche la coppia: allora forza, un po’ di coraggio! Ci sono tanti bambini che aspettano una famiglia! Non abbiate paura!
Maria Teresa Giacomelli (mamma con un figlio naturale e due adottati)