La favola dell’aborto facile

 
Una campagna ideologica indifferente alla salute delle donne ha diffuso, intorno alla pillola abortiva RU486, il mito di un aborto facile. Il nuovo farmaco è apparso come un simbolo di libertà femminile e di progresso. La realtà è diversa: l’aborto chimico è più rischioso, doloroso e traumatico di quello effettuato con altri metodi, e dura molto più tempo. Perché, allora, nonostante gli eventi avversi, gli effetti collaterali e le morti (il tasso di mortalità è 10 volte più alto di quello relativo al metodo chirurgico) la pillola abortiva è adottata e promossa, soprattutto nei paesi terzi? Forse perché si tratta di un metodo sostanzialmente domiciliare, che non impegna le strutture sanitarie e riversa ogni responsabilità, anche dal punto di vista medico, su chi lo subisce. È la donna infatti che deve controllare il flusso di sangue, stabilire se è in corso un’emorragia o un’infezione e decidere se è il caso di precipitarsi in ospedale; è lei che deve scegliere se arginare il dolore con gli oppiacei o chiamare il medico. Si tratta davvero di maggiore libertà, o solo del disinteresse della società per un evento doloroso, che è stato a lungo confinato nel privato femminile e oggi, grazie a una pillola, torna ad esserlo?
Dalla quarta di copertina del libro di Eugenia Roccella

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