Papa Francesco non cerca di eliminare il male perché sa che è impossibile. Cerca invece di neutralizzarlo.
L’approccio di Francesco si fonda sulla certezza che non si dà a questo mondo l’impero del bene. Per questo bisogna dialogare con tutti, proprio tutti.
E proprio per questo nessuno è il demonio incarnato. La diplomazia della Santa Sede cuce, non taglia, anche in situazioni politicamente difficili, come quella dell’invasione russa dell’Ucraina.
Questo genera la falsa percezione di un «neutralismo» del Papa, il quale sa che la violenza genera violenza e le vittorie generano sconfitte e paci instabili e friabili.
L’amore tipico del cristiano non è solamente quello per il «prossimo», ma quello per il «nemico».
È stata evangelicamente molto lucida la Conferenza episcopale dei vescovi cattolici ucraini quando, all’inizio del conflitto ha chiesto ai fedeli di pregare anche «per coloro che hanno iniziato la guerra e sono stati accecati dall’aggressione». Aggiungendo: «Proteggiamo i nostri cuori dall’odio e dalla rabbia contro i nostri nemici. Cristo dà una chiara istruzione di pregare per loro e di benedirli».
Quando si arriva a guardare l’uomo che commette l’orrore con una qualche forma di pietas, trionfa in maniera scandalosa la forza intima del Vangelo di Cristo: l’amore per il nemico. Senza questo, il Vangelo rischierebbe di diventare un discorso edificante, non certo rivoluzionario.
Padre Antonio Spadaro, La Stampa, 20 aprile 2022
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